I Paladein della leggenda Montovolese sono molto simili agli antichi ciclopi e titani della mitologia e dell’Odissea.

Essi adoperano nelle loro battaglie armi proporzionate alle loro straordinarie braccia.

Dicesi infatti che dal balzo di S. Caterina lanciassero pali di ferro a Lagaro (luogo lontano 8 o 9 Km da Montovolo), dove erano i paladein nemici che facevano altrettanto verso quelli di Montovolo.

Uno di questi, nel lanciare un palo, si prese in una delle sue gigantesche gambe e quello perduta gran parte della velocità iniziale si fermò a mezza strada piantandosi in terra in un luogo, il quale anche ora è chiamato Palo Fitto.


Abitavano in caverne o in grandiosi palazzi, che ora sono spariti.

Di faccia alla Chiesa della Madonna un po’ più in basso vi è un pozzo contenente acqua poco buona. Trovandomi l’estate scorsa a Montovolo assetato per il lungo viaggio domandai ad una donna se si potesse bere a quel pozzo; mi rispose che non era pulito e che si raccontavano di quello brutte storie.

— Quali storie si raccontano ?

— Non so se sia vero, ma dicono che li dentro ci sia un palazzo.

— E chi lo abita ?

Ella allora mi raccontò la seguente leggenda,che io per quanto antico abitatore di quei monti non avevo mai udita.

« Vi abitano da centinaia d’ anni due giganti e ci staranno sino alla fine del mondo.

Sono ambedue albini, l’uno cieco, l’altro guercio. Vanno tutte le mattine alla Messa del custode ma non si fanno vedere. Solo una volta si mostravano ad un piccolo ragazzo figlio del contadino, che quando andava dietro al bestiame entrava in casa dei giganti attiratovi dagli inviti e dalle squisite cortesie di essi, i quali gli avevano però imposto l’obbligo del silenzio.

Ma un giorno mentre il cieco ragionava col guercio e col ragazzo saltò fuori a dire: Da centinaia d’anni sono cieco e non ho più veduta persona alcuna, nè so quindi come siano fatte; ora fammi sentire se sono robuste, e stendeva la larga mano per afferrargli il braccio.

Ma il ragazzo istruito prontamente dal guercio gli presentò una mazza di ferro che quegli prese e stritolò dicendo: Come è debole la gente d’oggi!

La mattina dopo il figlio del contadino serviva la Messa e vedeva in fondo alla Chiesa dietro alla porta a destra della medesima i due giganti che stavano come al solito ad’ ascoltarla.

La grande impressione che gli aveva fatto la straordinaria forza del cieco lo incitava sempre a voltarsi indietro per mirarlo.

Di ciò s’accorse il custode, il quale terminata la Messa fu pronto a domandargli conto della sua poca attenzione.

Il fanciullo raccontò tutto al prete, ma d’ allora in poi non vide più nè il palazzo nè i giganti ».


Arturo Palmieri

Montovolo nel Bolognese e le sue leggende.

Archivio per le tradizioni popolari, 1896